
CRISI UCRAINA E CRISI ENERGETICA
La crisi Ucraina può avere un impatto contemporaneamente massiccio e capillare sulle politiche energetiche europee, spaziando dalla gestione dei target del Green Deal ai contratti internazionali per la fornitura di energia e risorse fino alle manovre a sostegno delle utenze domestiche.
La crisi è un drammatico esempio della centralità della questione energia e risparmio energetico, e di come la situazione geopolitica attuale sia un potente e riottoso ago della bilancia per chi si affida, oggi, ad un mix energetico basato su gas e import di risorse ed energia.
Con la rassegna stampa odierna facciamo il punto della situazione dal punto di vista della gestione del settore energetico domestico ed internazionale.
IL MIX ENERGETICO ITALIANO
Rinnovabili.it condivide la tabella GSE della situazione italiana al 2019.
Il fuel mix nazionale va ovviamente suddiviso per macro-aree geografiche ai fini di una valutazione puntuale dell’impatto della crisi energetica, ma il dato nazionale è valido per le prime considerazioni generali.
Ecco i dati.
Composizione del mix iniziale nazionale utilizzato per la produzione dell’energia elettrica immessa nel sistema italiano nel 2019 (dato consuntivo) e 2020 (dato pre-consuntivo). Di seguito le fonti primarie utilizzate e la percentuale sul totale.
- Gas naturale 2019: 43,20%
- Gas naturale 2020: 42,28%
- Fonti rinnovabili 2019: 41,74%
- Fonti rinnovabili 2020: 45,04%
- Carbone 2019: 7,91%
- Carbone 2020: 6,34%
- Nucleare 2019: 3,55%
- Nucleare 2020: 3,22%
- Prodotti petroliferi 2019: 0,50%
- Prodotti petroliferi 2020: 0,48%
- Altre fonti 2019: 3,10%
- Altre fonti 2020: 2,64%
Come ulteriore dato utile per un commento generale, citiamo che il mix energetico del 2008 vedeva le rinnovabili (fer) al 26,8% e il gas naturale al 47,8%.
Il comparto energetico (produttivo) italiano appare radicalmente dipendente dal gas, e la flessione della % di utilizzo della materia prima è estremamente lenta, venendo solo marginalmente scalfita dal boom delle rinnovabili.
In pratica, le rinnovabili hanno sostituito altre fonti, in primis il carbone (13,30% nel 2008, oggi dimezzato), ma il gas è lo zoccolo duro del sistema energia italiano.
L’efficientamento energetico aziendale e domestico è una misura intelligente per diminuire ogni impatto negativo dovuto a crisi energetica, rincari dei prezzi dell’energia, instabilità dell’export. Contattaci per avere più informazioni sugli investimenti per la tua azienda!
LO STOP A NORD STREAM 2
Le sanzioni verso la Russia scattate dopo poche ore dall’inizio dell’escalation sono state di diverse tipologie.
Riassumendo: stop e limitazioni alla mobilità personale, stop e limitazioni alla circolazione di capitale, stop e limitazioni all’import/export, esclusione da circuiti importanti (finanziari e di pagamento).
La Germania ha realizzato uno degli atti più tangibili, bloccando le autorizzazioni alla messa in funzione del gasdotto Nord Stream 2 (parallelo a Nord Stream 1, coast-to-coast Russia-Germania attraverso il Mar Baltico).
Al Jazeera mette in fila i dati per valutare l’impatto della sanzione su Nord Stream 2:
- mercoledì 23 febbraio Biden aveva annunciato sanzioni contro AG, la ditta di costruzione di Nord Stream 2, ufficialmente con sede in svizzera ma legata al gigante Gazprom
- secondo Eurostat, oltre il 38% del gas usato in UE è russo
- la Germania conta sul gas russo per il 27% dell’energia consumata a livello nazionale
- gli Usa hanno chiesto ufficialmente ad alcune nazioni (Quatar, Giappone e altre) di inviare gas all’Europa ma la capacita di questa strategia di export non copre il vuoto lasciato dall’approvvigionamento dalla Russia
- la sospensione dell’approvazione di Nord Stream 2 è una manovra economica con conseguenze geopolitiche a doppio taglio: abbatte l’export russo ma porta al rialzo il prezzo del gas per la UE, supporta la causa ucraina ma priva la regione di circa 2 miliardi di euro di tasse di transito dalla Russia.
IL RIALZO DEI PREZZI
Le ricadute economiche del mix di sanzioni non si sono fatte attendere.
L’ex presidente russo Medvedev ha salutato le manovre con un tweet:
“Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ordinato lo stop all’iter di certificazione del gasdotto Nord Stream 2. Bene. Benvenuti nel nuovo coraggioso mondo dove gli europei pagheranno molto presto 2.000 euro per 1000 metri cubi di gas naturale!”

Le risposte alla minaccia, che si concretizza di ora in ora con un’impennata dei prezzi nel mercato delle commodities, vedono una reazione sistemica alla sfida della crisi energetica.
Da un lato si stanno mettendo in atto misure di supporto per calmierare i prezzi, dall’altro si prevede una modifica strutturale al settore energetico, recuperando le centrali a carbone.
Le parole di Draghi del 25 febbraio:
“Il Governo è pronto ad intervenire per calmierare ulteriormente il prezzo dell’energia, ove questo fosse necessario. Siamo pronti a riaprire le centrali a carbone per sopperire alla crisi del gas.”
Si tratta di un notevole passo indietro sulla tabella di marcia europea dettata dagli accordi del Green Deal.
I dati sulle emissioni del settore termoelettrico elaborati da Ispra, assieme alla fotografia del mix energetico nazionale, ci danno la misura del peggioramento che si profila all’orizzonte a causa della crisi energetica.
Osserviamo il rendimento elettrico lordo per unità di contenuto energetico di combustibile (energia elettrica lorda prodotta / contenuto energetico del combustibile).
Nella classificazione Terna e Eurostat, i combustibili denominati “solidi” comprendono carbone, carbone sub-bituminoso e lignite.
Qui di seguito vediamo il rendimento elettrico lordo per unità di contenuto energetico di combustibile (energia elettrica lorda prodotta / contenuto energetico del combustibile).

Si nota che la resa del gas naturale è in costante aumento, mentre la resa del carbone è altalenante e l’ultimo dato (2018) è addirittura inferiore al valore 1990.
Le variazioni nella resa hanno regioni molteplici.
Ora guardiamo i fattori di emissione di CO2 da produzione termoelettrica lorda per combustibile (gCO2/kWh).

Il report contiene ulteriori informazioni per pesare i dati:
“Il fattore di emissione per la produzione termoelettrica lorda nazionale diminuisce costantemente dal 1990 al 2018, con valori che vanno da 708 g CO2/kWh a 444,4 g CO2/kWh. La diminuzione è dovuta principalmente all’incremento della quota di gas naturale nella produzione termoelettrica e alla continua riduzione del fattore di emissione specifico di questo combustibile, riduzione dovuta a sua volta all’incremento dell’efficienza di conversione elettrica degli impianti alimentati da gas naturale.”
“Per i combustibili solidi, prodotti petroliferi e gas derivati si osserva una sostanziale covariazione dei due parametri, mentre per il gas naturale e gli altri combustibili si osserva un incremento maggiore della produzione elettrica rispetto all’incremento osservato per le emissioni di CO2. In altre parole per gas naturale e altri combustibili si ha un incremento della produzione elettrica a parità di emissioni di anidride carbonica, ovvero un disaccoppiamento tra i due parametri”.
La lettura del mix energetico attuale, insieme ai dati su rendimento elettrico ed emissioni in CO2 di gas naturale versus carbone, porta a conclusioni univoche: un ritorno nazionale al carbone (settore termoelettrico) per tamponare il calo di import di gas avrà un impatto massiccio sulla quantità di emissioni di CO2 italiane.
La durata della crisi e le previsioni sul conflitto ucraino disegneranno il futuro del mix energetico italiano.
È evidente che il carbone è un ripiego.
Se dovesse perdurare l’esigenza di sostituire o ridimensionare drasticamente la quota gas del fuel mix italiano, la strada del carbone non è percorribile nel lungo periodo e il sistema di produzione/approvvigionamento di energia e risorse va rivisto radicalmente.
Le rigidità decennali e sistemiche del fuel mix nazionale costituiscono, insieme agli scenari nuovissimi della crisi ucraina, una storica occasione di revisione delle scelte sul nucleare, a meno di instaurare un sistema di import internazionale che escluda partner e fornitori instabili dal punto di vista geopolitico.
L’efficientamento energetico con luci a LED è un investimento intelligente:
- migliora l’ambiente di lavoro – studio – attività sportiva
- può rientrare in meno di 2 anni
- arriva ad un risparmio energetico dell’80%
- rende meno vulnerabili agli shock energetici
Contattaci per avere le informazioni giuste per rendere la tua azienda più efficiente!